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LIBERA BIELLA – 70° ANNIVERSARIO DELL’UCCISIONE DI NICOLO’ AZOTI

70° ANNIVERSARIO DELL’UCCISIONE DI NICOLO’ AZOTI

 “In più di vent’anni di Libera ho conosciuto tante persone che hanno vissuto quello che racconta Antonina Azoti. Persone che mi hanno dato tanto, fatto toccare con mano la dignità e la forza d’animo di cui è capace un essere umano quando la sua vita precipita nel buio di un dolore incolmabile. E che mi hanno fatto capire cosa sono le mafie. Certo è importante studiarle, documentarsi, approfondire. Ma la violenza e la disumanità delle organizzazioni criminali, le si coglie appieno conoscendo chi ne è stato colpito negli affetti più cari, schiacciato da una sofferenza che non chiede solo ascolto, ma anche – accade purtroppo nella maggior parte dei casi – verità e giustizia.Don Luigi Ciotti

 

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Con queste parole tratte dalla prefazione di Don Ciotti al libro “Ad alta voce” storia del lento e orgoglioso percorso di riscatto di Antonina, Pinuccio e della loro madre (scritto appunto dalla figlia Antonina), Libera Biella vuole ricordare l’uccisione del sindacalista Nicolò Azoti avvenuta il 21 dicembre 1946 e di cui cade il 70° anniversario mercoledì prossimo.

Il libro “Ad alta voce” racconta la vita della famiglia Azoti dai tempi della povertà, a seguito dell’uccisione del padre, al lavoro come maestra di Antonina, dopo tanti sacrifici, fino al giorno in cui, davanti a tutta Palermo radunata per onorare la morte del giudice Falcone, Antonina sale su un palco e racconta ad alta voce l’orgoglio di essere figlia di Nicolò Azoti, caduto per promuovere i diritti dei braccianti, dimenticato insieme ad altri trentanove sindacalisti uccisi nell’immediato dopoguerra. È l’inizio del processo di riabilitazione pubblica del padre. Nel suo libro Antonina parla soprattutto dell’uomo che tanto presto mancò alla sua giovane moglie e della famiglia resa orfana. Racconta la notte del delitto vissuta da due bambini in tenerissima età, la sua sofferenza e la sue triste infanzia nel tentativo continuo di instaurare un rapporto, anche solo immaginario, con un padre che tutti le avevano fatto credere colpevole della sua stessa fine, per non essersi fatto i fatti suoi.

Antonina con questo libro recupera suo padre da quella terra dell’oblio nella quale era stato relegato e lo precisa con lucida chiarezza  quando afferma: “… col passare del tempo mi rendevo conto che tale memoria non poteva e non doveva restare un fatto privato e personale. L’uccisione di mio padre non era stato una caso di regolamento di conti, ma andava inscritta in un progetto criminale molto più ampio: azzerare i cambiamenti e distruggere, sul nascere, quei principi di giustizia e democrazia che avrebbero dato dignità ai lavoratori

A Biella nel 2007, al Vaglio Rubens, grazie ai percorsi sulla memoria svolti in quegli anni, nasce il Presidio di Libera che prende un doppio nome: “Elisa Springer e Nicolo Azoti”. La prima sopravvissuta all’inferno di Auschwitz e il secondo vittima della mafia.

Non possiamo tralasciare il ringraziamento di Antonina al Presidio di cui riportiamo uno stralcio: “La fondazione del Presidio di Libera “Elisa Springer – Nicolò Azoti” è per tutti la dimostrazione concreta e tangibile del valore che voi date alla Memoria. Per questo vi sono e vi sarò grata, adesso e sempre. Che io, figlia, sia impegnata perchè Nicolò Azoti (e gli altri) sia conosciuto, ricordato e consegnato alla storia, dopo oltre mezzo secolo di non conoscenza o, peggio, di voluta dimenticanza, è normale, direi, naturale.

Che siate voi, studenti di Biella (e non di Palermo) a sposare la stessa causa attraverso un’iniziativa nata e realizzata da voi nel lontano Piemonte, dimostra che avete scelto un percorso di crescita che fa vostro lo stesso obiettivo. E questo è eccezionale !!! Grazie ragazzi, rappresentate una realtà fuori dal comune.”

Domenico Cipolat – Referente Libera Biella

Maria Luisa Bonicatti – Referente del Presidio Springer – Azoti

 

NICOLO’ AZOTI –

 Nicolò Azoti nacque a Ciminna in provincia di Palermo, il 13 settembre del 1909 da Melchiorre e da Orsola La Dolce ed era il quarto di sette figli.

Nel 1917, quando la sorella maggiore Ninetta fu chiamata a svolgere la professione di ostetrica o Baucina, tutta la famiglia si trasferì mettendo radici nella nuova residenza. Nel 1918, quando il padre morì Nicolò era un bambino di appena nove anni. Nonostante la giovanissima età era già in grado di eseguire brani musicali da solista con diversi strumenti ed il maestro del corpo bandistico di Baucina, Francesco Genovese, doveva tenerlo alto sulle braccia perché raccogliesse gli applausi della folla incredula.

Si dedicò all’ebanisteria, attività che gli permetteva di soddisfare la sua creatività. Era un uomo eclettico e ricco di interessi: musica, canto, sport fisico, caccia, lavoro e amici riempivano la sua vita. Partecipò alla seconda guerra mondiale e alla colonizzazione dell’Africa. Nel 1939 sposò Antonina Mauro da cui ebbe due figli:Giuseppe ed Antonella.

Fu proprio in quegli anni, in quei difficili anni ’40 che il suo impegno si concentrò sulle condizioni di vita dei contadini e dei lavoratori in genere, impegnandosi per la riforma agraria in Sicilia, auspicando leggi più giuste che riconoscessero e garantissero, ai lavoratori, diritti e dignità fino ad allora negati e calpestati.

Divenne Segretario della Camera del Lavoro di Baucina, fondò l’ufficio di collocamento, progettò lo costituzione di cooperative agricole.

Ma le sue idee innovative e rivoluzionarie troppo contrastavano con il consolidato sistema feudale che in esse vide un’insidia pericolosa. Pertanto, come sarebbe stato fatto per altri sindacalisti, fu colpito la sera del 21 Dicembre del 1946 alle ore 23 circa, mentre, accompagnato da due amici, percorreva la strada che dalla Camera del Lavoro lo portava a casa.

Morì dopo due giorni di agonia lasciando la moglie trentenne e i figli in tenerissima età.

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